La Repubblica Milano parla in anteprima della mostra Marina Abramovic / Estasi

La Repubblica Milano parla in anteprima della mostra "Marina Abramovic /Estasi" attraverso le parole del curatore Giuseppe Frangi che racconta come sette anni dopo aver stregato tutti con la mostra al Pac, la grandi artista torni nella capitale meneghina con un'installazione destinata ugualmente ad affascinare i suoi ammiratori.

Come sempre le accade la scommessa è quella di far scattare una scintilla emotiva nel pubblico: questa volta la scintilla scatterà anche in forza del contesto in cui verranno presentati tre suoi potenti video datati 2009. La mostra sarà ospitata infatti nella sala dell'Ambrosiana contigua alla Cripta di San Sepolcro, che in questi ultimi anni si è aperta ad un interessante dialogo con il contemporaneo: Bill Viola, Michelangelo Antonioni e l'Ultima Cena di Andy Warhol. Non è la prima volta che Abramovic sceglie di presentare i suoi video in un luogo così connotato spiritualmente; lo stesso ciclo The Kitchen che viene portato a Milano e che per la prima volta può essere visto nella sua commpletezza in Italia, era stato presentato per la prima volta nella chiesa della Maddalena a Cordoba; uno dei tre video era stato inoltre esposto al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, come significativa appendice della grande mostra di Palazzo Strozzi.

Il luogo scelto c'entra profondamente con il contenuto dei tre video, che documentano altrettante performance di Abramovic, realizzate in un ex convento di suore certosine a Gjion, nelle Asturie. Nelle cucine del convento Marina, con un lungo vestito nero molto monacale, aveva immaginato una serie di azioni come omaggio a Santa Teresa d'Avila, una delle grandi figure del cattolicesimo (prima donna proclamata dottore della Chiesa). C'era anche un risvolto autobiografico in questa scelta: da bambina Marina era stata affidata alla nonna, dopo che i genitori si erano divisi. "La cucina divenne il centro del mio mondo. Tutto accadeva lì. C'erano una stufa a legna e un grande tavolo dove sedevo con mia nonna e le raccontavo i miei sogni. Tutte le storie venivano raccontate in cucina, tutti i consigli riguardanti la mia vita venivano dati in cucina, tutte le considerazioni sul futuro hanno avuto luogo in cucina", racconta nell'autobiografia Attraversare i muri. Per questo quando si è trovata in quella grande cucina del convento, dove nel passato le suore facevano da mangiare per centinaia di bambini organi, è stato come rivivere quel momento della sua storia. "La cucina era enorme e aveva una architettura fantastica. Quando mi sono trovata lì è stato come se avessi visto un miracolo davanti a me: mi sono accorta che era un lavoro che stava giòànella mia testa", ha raccontato.

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